Rosenzweig e Heidegger: due pensatori così diversi, considerato lo svolgimento delle loro vite, e così importanti per la riflessione filosofica del Novecento, al punto che il secolo scorso si è idealmente aperto con le loro opere: La stella della redenzione (1921) ed Essere e tempo (1927). Si tratta di autori che si sono sfiorati biograficamente, anche se è mancato fra i due un auten-tico incontro personale e speculativo. Questo incontro, ora, è reso possibile dalla mediazione intelligente di Casper che mostra in qual modo il fi-losofare stesso possa essere un "continuo servizio di-vino nel servizio della verità". Un filosofare debitore del "pensiero esperiente" di Rosenzweig e del "pensiero rammemorante" di Heidegger.
Physis, Aletheia, Khreon, Moira, Logos. Sono queste le parole fondamentali che inaugurano il destino dell'Occidente e di cui Heidegger svela il duplice statuto: esse indicano e dischiudono il cominciamento, ma nascondono I'origine. Conferiscono movimento alla storia manifesta del pensiero e però nel contempo sorreggono il suo versante segreto, sempre obliato. Questo libro esplora proprio questo versante segreto diventando così la paziente ricostituzione del testo dell'origine. Si tratta di un testo essenziale poiché intende riportare alla sua forma originaria la nostra storia: solo così questa, una volta ricondotta alle sue radici, può giungere alla fine, e il "problema dell'essere", pensato finalmente come problema, può essere lasciato a se stesso.
Martin Heidegger è stato tra i più grandi e controversi maestri del Novecento. A trent'anni dalla morte, le questioni da lui poste agitano ancora la comprensione filosofica del nostro tempo. Qual è il segreto della sua perdurante attualità? Antonio Gnoli e Franco Volpi hanno raccolto le testimonianze eccellenti di protagonisti del pensiero contemporaneo che hanno conosciuto Heidegger da vicino: Ernst Jünger, Hans-Georg Gadamer, Ernst Nolte e Armin Mohler. A questi si aggiunge la voce del figlio Hermann, che svela aspetti inediti della biografia del padre soffermandosi tra l'altro sugli anni che lo videro compromesso con il nazismo .
Ordinario di Filosofia teoretica all'Università di Salerno, Vincenzo Vitiello presenta in questo libro un confronto tra lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij e il filosofo tedesco Martin Heidegger, alla luce delle loro riflessioni su nichilismo e cristianesimo.
Uno dei filosofi piu importanti ed influenti del XX secolo, viene, nel presente volume, analizzato tenendo conto della profondita del suo pensiero e dell'apporto dato alla storia della filosofia contemporanea. Il libro suddiviso in tre parti, si dedica ad una profonda meditazione sul pensiero di Martin Heidegger, soffermandosi sulle aperture e chiusure della sua ermeneutica. Il filosofo tedesco e considerato, oggigiorno, uno dei pilastri della storia della filosofia contemporanea, e l'autore del presente saggio, suo profondo conoscitore, l'offre ai suoi lettori studiandone sia l'essenzialita del suo pensiero sia le tappe fondamentali della filosofia moderna.
Una lettura critica dell'incontro-scontro fra Arendt e il suo maestro Heidegger. Emerge la centralità del giudizio quale espressione di amore. Il giudizio nasce dalla decisione di prendere parte al mondo, come tentativo di salvaguardia della realtà. L'amore come passione dell'esistenza, accettazione dell'opacità del proprio essere. La carenza d'essere, che l'uomo evidenzia con la sua azione, non ha esito nichilistico, bensì rimanda a un altro.
L'Autore presenta senza pregiudizi le idee del nichilismo contemporaneo, riconducendolo giustamente alla perenne tentazione scettica di abbandonare la ricerca della verità.
Le barzellette sull’Aldilà
che spiegano l’Aldiqua
Un uomo cade in un burrone e si aggrappa per un pelo a
una radice sporgente. Disperato, grida con le forze che
gli restano: “C’è nessuno lassù che possa salvarmi?”.
Il cielo si apre e in un raggio di luce gli parla una voce
di tuono: “Sono il Signore Dio tuo. Lascia la radice e
ti salverò”. L’uomo ci pensa un attimo poi grida: “C’è
qualcun altro?”.
I cani vanno in Cielo? È possibile che il fantasma di mia zia infesti il mio frigorifero? Perché l’ippopotamo morto lo stesso giorno di Heidegger è stato fortunato? Dalla natura dell’Inferno all’immortalità dell’anima (e dei dolci natalizi) Cathcart e Klein si cimentano con i nostri millenari interrogativi sulla vita e sulla morte e dimostrano che la filosofia non è poi così incomprensibile. E l’Aldilà nemmeno.
In un contesto culturale definito come "post-metafisico", è ancora possibile pensare Dio e la verità senza scadere nel relativismo, ma pure senza riproporre un oggettivismo di ritorno? Come perseguire l'impresa di "allargare gli spazi della razionalità" (Benedetto XVI), superando le estenuanti separazioni antiche e moderne tra umano e divino, tempo ed eternità, sapere e credere? Il volume si impegna ad affrontare tali interrogativi epocali, tramite un confronto serrato con le opere di tre esponenti significativi della cosiddetta "Scuola heideggeriana cattolica": J.B. Lotz, M. Müller e B. Welte. I loro percorsi appaiono istruttivi per il tentativo di riflettere - insieme con Heidegger, ma anche oltre e contro il suo pensiero - a proposito dell'essere e del fondamento, prendendo sul serio il carattere storico dell'uomo e della sua coscienza. Il saggio cerca di ricostruire il contributo di tali autori, mettendone in rilievo ed esplicitandone la fecondità per la ricerca contempo-ranea della filosofia e della teologia. Nella consapevolezza - accertata una volta per tutte dall'Evangelo - che soltanto l'incontro con l'evento della verità di Dio è capace di aprire l'accesso all'origine e al compimento della libertà di ogni uomo.